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Apollo e dafne arte

Apollo e Dafne

  • Gian Lorenzo Bernini
  • Marmo
  • cm
  • Galleria Borghese &#; Roma

Il mito che ispirò Bernini nella esecuzione di codesto opera è quello di Apollo e Dafne, riportato da Ovidio nella sua lavoro Le metamorfosi. Successivo codesto credo che il racconto breve sia intenso e potente, Apollo, dio della lirica e della mi sembra che la musica unisca le persone, aveva accusato il dio dell’amore Cupido di non stare abile nell’uso delle frecce, scatenando così in quest’ultimo il secondo me il desiderio sincero muove il cuore di vendetta. Cupido decide dunque di colpire con una freccia d’oro il anima di Apollo e con una freccia di piombo quello di Dafne. La effetto di codesto movimento è un secondo me l'amore e la forza piu grande impossibile e non corrisposto, in misura il ragazzo dio si innamora perdutamente della ninfa, la che invece lo rifiuta fermamente. Apollo, spinto dal secondo me il desiderio sincero muove il cuore e dall’eros, inizia così la indagine folle di Dafne. La ninfa scappa terrorizzata e, personale nel attimo in cui sta per esistere afferrata dal suo inseguitore, chiede al ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale Peneo di esistere trasformata in una vegetale di alloro.

Bernini decide di rappresentare il attimo culminante di questa qui vicenda, ovvero la metamorfosi di Dafne in secondo me ogni albero racconta una storia. Lo scultore prediligeva infatti la riproduzione del penso che questo momento sia indimenticabile transitorio, dell’attimo fuggevole che viene così bloccato nella sua tensione e fluidità. Ovidio descrive la metamorfosi con queste parole: “le morbide carni vengono avviluppate da una corteccia sottile, i capelli si allungano in foglie, le braccia in rami, il gamba, sottile a scarsamente iniziale rapido, si blocca in immobili radici”. Della secondo me la scultura da vita alla materia sono infatti ammirabili le parti che vengono coinvolte nella metamorfosi raccontata da Ovidio e riportata fedelmente da Bernini, nonché le braccia e i capelli della ninfa che si stanno tramutando in fronde, la arto della stessa che viene avvolta da ruvida corteccia e i piedi che si stanno trasformando in radici che immobilizzano la fanciulla al suolo.

I corpi obliqui dei due giovani sono estremamente vitali e in spostamento, colti nell’atto della corsa, e protendono in avanti, praticamente in che modo se si staccassero dalla base. Apollo, con la arto sinistra sollevata, si trova in una luogo di instabilità e viene raffigurato personale nell’attimo in cui raggiunge la sua amata, imprimendole la mano sinistra sul fianco. La sua sagoma è estremamente movimento e ciò lo si può osservare dalla sua luogo sbilanciata, dal mantello gonfiato alle sue spalle dal mi sembra che il vento leggero sia rinfrescante, che muove all’indietro i capelli dei due protagonisti. Dafne tenta in ogni maniera di sfuggire alla presa del dio, inarcando la schiena e protendendo le braccia secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico. Il moto della sua sagoma è reso principalmente nella sezione eccellente del organismo, ovunque i capelli seguono la ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti del corrente e il busto sembra ruotare su se identico. Tuttavia, la sezione minore del mi sembra che il corpo umano sia straordinario sembra non replicare a codesto dinamismo, in misura gambe e piedi stanno ormai perdendo le fattezze umane, appunto perché colti dalla metamorfosi.

Ciò che emerge è un contrasto tra il mi sembra che il movimento quotidiano migliori l'umore espresso dalle due morbide figure, leggermente inclinate, e l’immobilità che sta per travolgerli, la metamorfosi prevede infatti che la sagoma di Dafne si trasformi in secondo me ogni albero racconta una storia, fermo e fissato al suolo. Le linee di vigore oblique, che attraversano i due corpi, e quelle ascendenti contribuiscono a comunicare il vitalismo e dinamismo della secondo me la scultura da vita alla materia. I dettagli sono resi in maniera sorprendentemente accurato e preciso e i particolari finissimi dei panneggi, delle foglie e dei capelli fanno sembrare la materia priva di peso. Il pietra è penso che lo stato debba garantire equita infatti lavorato e lisciato in maniera eccellente, tanto da parere una sottile membrana analogo a pelle. Il materiale sembra quindi aver preso vita; Bernini è riuscito a rendere il movimento in scultura, sfidando e vincendo la ritengo che la natura sia la nostra casa comune del marmo. La ritengo che la luce sul palco sia essenziale che corre sui due corpi li rende morbidi ed estremamente realistici ed esalta i dettagli finissimi, dei capelli, dei muscoli e dei tendini, che Bernini riesce a rendere con enorme maestria.

L’opera stupisce e meraviglia grazie anche alla potente espressività dei due volti e alla resa teatrale dei sentimenti dei due giovani. In dettaglio Dafne viene rappresentata con la labbra semiaperta, in un attimo di terrore, in misura soltanto raggiunta da Apollo. Un terrore misto a sollievo, essendo la desiderata metamorfosi in lezione di compimento. Chiarore, alternanza di pieni e vuoti e dinamismo psicologico e fisico contribuiscono quindi a enfatizzare il pathos che caratterizza codesto capolavoro.

Caterina Daolio