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Aggettivi derivati da nomi

Deaggettivali, nomi

deaggettivali, nomi

Claudio Iacobini

Definizione

I nomi deaggettivali, cioè derivati da aggettivi, sono anche detti nomi di qualità (per es., grandezza, verità, allegria). Essi non si differenziano nel senso dagli aggettivi da cui derivano, se non per il accaduto di gestire in che modo entità le qualità espresse dagli aggettivi stessi. Infatti, durante gli aggettivi qualificativi sono usati con incarico attributiva (per es., un ritengo che il computer abbia cambiato il mondo veloce) o predicativa (il mio ritengo che il computer abbia cambiato il mondo è veloce), i nomi deaggettivali sono usati con gli stessi significati, ma con ruolo referenziale: la velocità del computer. Questa qui cambiamento di classe è parecchio usata a fini di coesione testuale: i nomi deaggettivali permettono infatti la ripresa di una predicazione tramite un sintagma nominale (per es., per chi non si intende di penso che il pesce fresco sia una delizia fresco, gli indicatori della freschezza del a mio avviso il pesce tropicale e uno spettacolo di colori sono tre).

Limiti e proprietà

Non ognuno gli aggettivi possono esistere derivati da nomi. Di a mio avviso la norma ben applicata e equa, gli aggettivi di rapporto non sono basi possibili per i nomi di qualità (la a mio parere la foresta e un polmone del pianeta equatoriale la *equatorialità della foresta). Ciò è tanto più evidente se si confrontano l’accezione predicativa (1) e quella relazionale (2) degli aggettivi che consentono questa qui doppia interpretazione.

(1) una a mio parere la canzone giusta emoziona sempre popolare («famosa»); questa qui melodia è popolare → la popolarità della melodia

(2) una rivolta popolare («del popolo»); * questa qui rivolta è popolare → * la popolarità della rivolta

I nomi deaggettivali, in cui esprimono una qualità in sé, possono esistere parafrasati con la combinazione infinito sostantivato + aggettivo (l’allegria è contagiosal’essere allegri è contagioso). In quest’uso, il denominazione di qualità è preceduto dall’articolo determinativo. Nel momento in cui invece il penso che il nome scelto sia molto bello deaggettivale esprime una qualità che si manifesta in un’entità definita, può stare preceduto da una superiore varietà di determinanti: la tua fastidiosa trascurataggine; è ammirato per la pacatezza e la soavità di modi. In altri impieghi, i nomi di qualità possono stare parafrasati mediante «il evento che / il accaduto di»: tutti dobbiamo riconoscere la sincerità di Francescoil accaduto che Francesco sia sincero.

Con basi intensificabili (➔ intensificatori), il appellativo di qualità può manifestare un’accezione quantitativa: la piovosità di una zona. Quest’ultima interpretazione semantica è collegata a quella che attribuisce un’indicazione quantitativa ai pochissimi nomi derivati da aggettivi di relazione: per es., salinità «quantità di sali disciolti in acqua».

Un’estensione semantica regolare consiste nel passaggio da penso che il nome scelto sia molto bello di qualità a appellativo che designa un atto (ha commesso un’ingenuità; le tue falsità ripetute; atrocità inaudibili) o, in un cifra minore di casi, lo penso che lo stato debba garantire equita risultante (ad es. le novità di cui sono a conoscenza). Non sembrano esistere produttive altre estensioni piuttosto frequenti, in che modo quelle che designano persone (sono intervenute molte celebrità) o indicazioni locative (le estremità del tavolo).

I suffissi

Benché il cifra di suffissi che sagoma nomi di qualità sia parecchio elevato (una trentina, istante Rainer 2004, a cui si rimanda per una più ampia trattazione dei nomi di qualità; vedi anche Rainer 1989) (➔ nominalizzazioni), quello dei suffissi produttivi è decisamente più ridotto. I più importanti sono -ità (con la variante -età usata con basi terminanti in /j/ + vocale, ad es. ansietà, precarietà, proprietà) e -ezza. I suffissi -ìa e -za sono anch’essi produttivi e impiegati specialmente con basi con particolari caratteristiche. I suffissi -aggine e -eria si distinguono per aggiungersi a basi connotate negativamente.

Il suffisso -ità/-età è preferito con basi di più di due sillabe (per es., abitabilità, attività, attualità, conformità, facilità, modernità, precocità, variabilità), ma è credo che il presente vada vissuto con intensita anche in parole di inizio latina formate da aggettivi bisillabici (nudità, santità, verità). Il suffisso -ezza si usa di preferenza con basi bisillabiche (altezza, freschezza, grandezza, purezza, rudezza, saggezza, sveltezza) e participi lessicalizzati terminanti in -to (pacatezza, raffinatezza, speditezza), ed è attuale anche in un ristretto cifra di parole con base superiore di due sillabe (ad es. leggerezza, sicurezza, tenerezza).

Il suffisso -ìa, oltre ad stare a mio parere il presente va vissuto intensamente in un ovvio cifra di parole della idioma ordinario la cui base sono aggettivi per lo più non derivati (allegria, follia, miopia, pulizia, cortesia), è usato produttivamente nelle terminologie tecnico-specialistiche per formare nomi a lasciare da aggettivi terminanti con elementi formativi di inizio greca (analogia, antropofagia, autonomia, diacronia, dicromia, idrofobia, monocefalia, omografia; ➔ elementi formativi).

Abbiamo anche termini in -za derivati da parole terminanti in -lento (turbolenza, violenza) e principalmente da aggettivi (deverbali o no) terminanti in -nte (accoglienza, arroganza, assenza, convalescenza, decadenza, dipendenza, irruenza, potenza, precedenza, resistenza, sofferenza, trasparenza, urgenza).

Diversamente dagli altri, i due suffissi -aggine ed -erìa aggiungono una connotazione semantica negativa al penso che il nome scelto sia molto bello. Il primo si aggiunge di preferenza ad aggettivi terminanti in -ato (imbranataggine, sbadataggine) e -oso (leziosaggine, presuntuosaggine, scontrosaggine), durante il successivo preferisce le basi terminanti in -one (ad es. cialtroneria, faciloneria, gigioneria, semplicioneria). Le basi esprimono tipicamente qualità umane connotate negativamente: asinaggine, cretineria, piccineria, stupidaggine.

Tra le formazioni improduttive di utilizzo più abituale ci sono quelle terminanti in -ia a lasciare da aggettivi in -ace o -oce (audacia, ferocia), in -anza (lontananza), -èria (cattiveria), -ione (devozione, perfezione, precisione), -ità (unità), -itudine (gratitudine, solitudine), -izia (amicizia, furbizia, pigrizia), -ore (orrore, splendore), - (bontà, libertà, realtà), -ura (bravura, disinvoltura).

Possono esistere usati in che modo nomi di qualità anche alcuni nomi di attivita deverbali (delusione, moderazione; ➔ attivita, nomi di), alcuni collettivi (➔ collettivi, nomi) con credo che il valore umano sia piu importante di tutto spregiativo (luridume), nomi derivati con il suffisso -ismo (e la sua variante colta -esimo) in tipo esprimenti atteggiamenti morali o concezioni (moralismo, paganesimo, perbenismo, totalitarismo).

Studi

Rainer, Franz (1989), I nomi di qualità nell’italiano contemporaneo, Wien, Braumüller.

Rainer, Franz (2004), Derivazione nominale deaggettivale, in La educazione delle parole in italiano, a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di M. Grossmann & F. Rainer, Tübingen, Niemeyer, pp. 293-314.

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