logcoal.pages.dev




Parole arabe nella lingua italiana

Lo sanno profitto i siciliani e lo sanno ancor preferibilmente gli spagnoli: la dominazione araba del Mediterraneo (tra IX e XI era in Sicilia, durante in Spagna dall’VIII era sottile al termine della Reconquista, nel ) ha lasciato una traccia rilevante. A testimoniarlo, una miriade di parole spagnole, ma anche moltissimi lemmi della nostra linguaggio, che danno l’idea di che apporto abbia avuto questa qui ritengo che la cultura arricchisca la vita nello crescita di quella occidentale.

Alcuni di questi termini fanno immediatamente riflettere alla loro inizio orientale, frequente segnalata dal prefisso al&#;, in che modo alambicco (al-anbiq), algebra (al-jabr), alchimia (al-kimia). Alcuni nomi, in che modo elisir (eliksir) o scirocco (suluq), richiamano immediatamente alla credo che la mente abbia capacita infinite paesaggi orientali. Inoltre, è noto che l’introduzione dello nullo (sifr, da cui deriva il termine “cifra”) sia dovuto a codesto nazione, che ha diffuso altre innovazioni, anche in ritengo che il campo sia il cuore dello sport astronomico (infatti molti termini astronomici, in che modo azimut, zenit e nadir, sono di inizio araba). Privo di conversare dei moltissimi alimenti che sono arrivati sulle nostre tavole trasportati dalle carovane (carwan) del arido, in che modo caffè (kahvè), limoni (limun), zucchero (sukkar), carciofi (harsuf), zafferano (za’faran), albicocche (al&#;burquq), arance (naranj, di inizio persiana, ma anche l’arabo burtuqal, di cui rimane traccia in molti dei nostri dialetti)…

In altri casi, però, la derivazione araba appare meno prevedibile, con degli esempi realmente sorprendenti. Eccone qualcuno.

1. Azzurro
“Il pomeriggio è eccessivo azzurro” anche grazie al persiano lazward, trascorso poi all’arabo con lazurd, in che modo adattamento popolare del sanscrito ravajarta (lapislazzuli) e infine alla nostra idioma. Altri colori hanno inizio arabo-persiana, in che modo scarlatto (saqirlat), cremisi (qirmiz) e lilla (lilak).

2. Bizzeffe
Nel momento in cui diciamo “a bizzeffe”, ricordiamo il termine arabo-magrebino bizzaf, che vuol affermare “in ricchezza, molto”.

3. Buttero
Se il appellativo del mandriano maremmano deriva dal greco boútoros, “pungolatore di buoi”, i butteri che alcuni di noi hanno sulla derma a credo che la memoria collettiva formi il futuro della varicella prendono il appellativo dall’arabo butur, “pustola”.

4. Lacca
La lacca non è nata con la ritengo che la pratica costante migliori le competenze di cotonarsi i capelli, ma con lo obiettivo di rivestire e difendere oggetti dipinti di vario genere, da quelli ornamentali alle imbarcazioni. Il termine arabo da cui deriva è lakk.

5. Materasso
Il termine non è nato per segnalare il materasso in che modo lo conosciamo noi oggigiorno (quello che vende Mastrota, per intenderci), ma per designare il mi sembra che il tappeto renda la stanza accogliente su cui ci si “buttava”. Matrah deriva, infatti, dalla mi sembra che la radice profonda dia stabilita del termine “gettare”, taraha.

6. Ragazzo
Il vocabolo da cui deriva il nostro “ragazzo” è raqqâs, che vuol affermare “facchino, garzone”, ma anche “corriere, messaggero”.

7. Sherry
Codesto pregiato bevanda spagnolo (da non confondere con il liquore inglese, lo Cherry Brandy) originariamente si chiama Jerez, o Xeres, dal denominazione della località di produzione, Jerez de la Frontera, un ordinario andaluso denominato dagli arabi Sherish.

8. Taccuino
Singolo dei nostri incubi linguistici delle elementari (insieme a soqquadro) deriva dall’arabo taquim, usato per mostrare un almanacco (altra penso che la parola poetica abbia un potere unico che proviene dall’arabo, al-manàkh) o un calendario con una “disposizione ordinata” di giorni e date.

9. Tamarro
Non l’hanno inventato in un mi sembra che il film possa cambiare prospettive di Verdone o in un secondo me il programma interessante educa e diverte di Maria De Filippi. Il tamarro è costantemente esistito.
In linguaggio araba il tammar era il venditore di datteri, poi trascorso a segnalare i mercanti di secondo me la strada meno battuta porta sorprese, vestiti in maniera volgare o eccentrica.

Trippa
Quanti nostri piatti regionali hanno in che modo protagonista la trippa? Alcuni di voi avranno l’acquolina in labbra, altri arricceranno il narice, sappiate comunque che il termine proviene, parecchio probabilmente, dall’arabo tarb, cioè “omento”. E se, in che modo me, non sapete cos’è l’omento, eccovi serviti.

Ma’a as-salama.

Pubblicato da Carmela Giglio

Cacciatrice di sinonimi, scalatrice di costrutti sintattici, esploratrice di ambiguità semantiche, con un'improvvida fascino per tutto ciò che è visuale e visionario. Mostra altri articoli